Perché l’Italia ha violato il Trattato di Pace di Parigi del 1947?

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di Salvo Barbagallo

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Il “caso Libia” e l’eventualità di un intervento italiano armato in quel Paese, ha riportato alla memoria, spesso in maniera chiaramente strumentale e ipocrita, l’articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, che recita testualmente L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Occorre ricordare che la Costituzone Italiana venne approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre seguente, venne pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n° 298, edizione straordinaria, del 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1° gennaio dell’anno successivo.

Erano anni difficili, quelli all’indomani della conclusione del Secondo conflitto mondiale, e l’Italia dopo le alterne e controverse vicende del regime fascista, aveva estrema necessità di riconquistare la sua credibilità e di trovare un posto nel consesso mondiale che non ricordasse il suo tragico passato. Pochi mesi prima, il 10 febbraio 1947, a Parigi, l’Italia aveva firmato con le Potenze Alleate ed Associate (l’Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste, il Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord, gli Stati Uniti d’America, la Cina, la Francia, l’Australia, il Belgio, la Repubblica Sovietica Socialista di Bielorussia, il Brasile, il Canada, la Cecoslovacchia, l’Etiopia, la Grecia, l’India, i Paesi Bassi, la Nuova Zelanda, la Polonia, la Repubblica Sovietica Socialista d’Ucraina, l’Unione del Sud Africa, la Repubblica Federale Popolare di Jugoslavia) il Trattato di Pace, e quale conseguenza per avere partecipato al Patto tripartito con la Germania ed il Giappone, avendo intrapreso una guerra di aggressione ed ha in tal modo provocato uno stato di guerra con tutte le Potenze Alleate ed Associate e con altre fra le Nazioni Unite  che ad essa spettava la sua parte di responsabilità della guerra, e quindi doveva sottostare a tutta una serie di regole, chiaramente espresse all’interno dello stesso Trattato.

La Costituzione della Repubblica Italiana entrò in vigore il 1° gennaio del 1948, ma già il Trattato di Pace di Parigi era stato recepito con Decreto legislativo (n° 1430) del Capo provvisiorio dello Stato il 28 novembre 1947, (pubblicato in Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale del 24 dicembre, n. 295) e ratificato anni dopo, il 25 novembre 1952 (Decreto n° 3054). Nel Trattato di Pace di Parigi all’articolo 59, comma 3 e 4 veniva specificato (testualmente) che

Non sarà permesso alcun miglioramento o alcuna ricostruzione o estensione delle installazioni esistenti o delle fortificazioni permanenti della Sicilia e della Sardegna; tuttavia, fatta eccezione per le zone della Sardegna settentrionale di cui al paragrafo 1 di cui sopra, potrà procedersi alla normale conservazione in efficienza di quelle installazioni o fortificazioni permanenti e delle armi che vi siano già installate.

In Sicilia e Sardegna è vietato all’Italia di costruire alcuna installazione o fortificazione navale, militare o per l’aeronautica militare, fatta eccezione per quelle opere destinate agli alloggiamenti di quelle forze di sicurezza, che fossero necessarie per compiti d’ordine interno.

Ebbene, nonostante che il Trattato di Pace di Parigi fosse stato ratificato dall’Italia nel novembre del 1952, contemporaneamente l’Italia intraprendeva accordi bilaterali con gli Stati Uniti d’America per la concessione di spazi territoriali in Sicilia, quali, per esempio, quelli concernenti l’installazione militare di Sigonella che, sin dalla metà degli Anni Cinquanta “ospitava” la Naval Air Facility della Sesta Flotta USA di stanza nel Mediterraneo e con sede a Napoli, base che successivamente diventava “autonoma” a tutti gli affetti, trasformata in Naval Air Station. Oggi, nel mondo, tutti sanno cosa rappresenti Sigonella, oggi, nel mondo, tutti sanno quali enormi investimenti economici gli Stati Uniti d’America hanno effettuato in Sicilia per potenziare tutti i loro insediamenti, non ultimo quello di Niscemi con la costruzione dell’impianto satellitare globale MUOS.

In più circostanze, in questo stesso giornale, ci siamo chiesti quale possa essere il valore di un Trattato di Pace internazionale, come quello di Parigi sottoscritto da grandi e “piccole” potenze, là dove le norme contenute sono state apertamente violate, e ci siamo chiesti altresì come mai nessuno dei sottoscrittori abbia fatto notare l’anomalia dell’Italia e perché non abbia reagito di conseguenza.

Non solo. Oggi che in Italia si sbandiera l’articolo 11 della Costituzione Italiana per evitare una partecipazione dell’Italia a un possibile intervento armato in Libia, ci chiediamo come mai nessuno ha fatto e fa riferimento a ciò che è accaduto e accade in Sicilia, in merito all’uso bellico straniero che viene fatto da anni e anni delle installazioni stabili straniere in territorio siciliano.

Enormi le responsabilità di chi ha governato in passato e di chi governa attualmente la Sicilia; ipocrite le affermazioni di chi governa l’Italia che negano ciò che è noto e largamente documentato.

A chi ha giovato e a chi giova avere violate le norme del Trattato di Parigi?

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